Parliamo del concetto di sorriso smagliante e denti bianchissimi proposto giornalmente, divenuto un modello estetico imprescindibile, da ricercare e raggiungere per il miglioramento dei rapporti interpersonali.
Spesso però tali modelli risultano davvero troppo lontani per essere raggiunti in maniera completa. Non tutti sanno infatti che il colore naturale dei denti non è di un bianco candido, ma bensì di un bianco sporco tendente al grigio.
L’azione di dentifrici miracolosi e spazzolini di tutte le forme e funzioni, non possono fare nulla per la pigmentazione promessa. Il bianco smagliante è davvero un’utopia furbamente creata dai pubblicitari a scopi commerciali.
Basta prendere in esame la mole dei prodotti venduti ogni anno rispetto ai risultati effettivamente raggiunti: quasi nessuno infatti ha davvero denti bianchissimi. Ma torniamo alla pigmentazione naturale dei denti.
Lo smalto, l’elemento esterno del dente, non ha nessun colore e risulta essere translucido. La dentina, lievemente interna invece è di un bianco pallido. Soltanto i bambini posseggono un sorriso bianco limpido – immacolato, poiché la dentatura da latte è composta da uno smalto più gessoso rispetto a quello della dentatura definitiva.
L’allarmismo creato verso il fenomeno di opacizzazione dei denti, ha comunque portato alcuni benefici, soprattutto nell’ambito di una maggiore cura orale. Nella ricerca del miracoloso sbiancamento totale, ogni individuo ha sviluppato una maggiore attenzione durante le normali procedure di igienizzazione della bocca.
All’uso corretto di spazzolino e dentifricio (per corretto intendiamo azioni superiori ai due minuti con giusti movimenti di spazzolamento) si è unita l’azione profonda di filo interdentale e colluttori, capaci di igienizzare e disinfettare in maniera più efficace. Queste azioni rappresentano il modo migliore per eliminare l’errata pigmentazione dentale.
Esistono due fattori che contribuiscono a tale pigmentazione: il fattore estrinseco, dovuto all’azione di sostanze coloranti contenute nei cibi, rimovibile proprio attraverso le normali azioni di igienizzazione; e il fattore estrinseco, fenomeno ben più grave che trae la sua origine al momento della genesi dentale.
Sostanzialmente si tratta di macchie sulla superficie dello smalto, dovute magari all’assunzione di particolari antibiotici, ad un eccesso di fluoro, alla presenza di bilirubina (sostanza rossastra contenuta nella bile), o a casi di amelogenesi imperfetta (errori nella genesi dello smalto) e dentino genesi imperfetta (errori nella genesi della dentina).
Per tutti i casi di pigmentazione dovuta a fattori intrinsechi, l’azione igienizzante casalinga non porta ad alcuni risultato benevole, nonostante la cura giornaliera e costante.
Lo sbiancamento dentale è una pratica molto utilizzata, ottenuta attraverso un procedimento chimico ben preciso. Il dentista applica il perossido di carbammite che, una volta ossigenato, provoca l’effetto sbiancante desiderato.
Gli strumenti che poi vengono utilizzati sono lampade UV, laser e ablatori. Quest’ultimo è un piccolo trapano che rilascia un getto di acqua mentre emette particolari ultrasuoni, capaci di creare delle crepe sul tartaro e la placca depositata sul dente. L’unica contro indicazione dello sbiancamento si ha in presenza di capsule, ponti e protesi varie, le quali impediscono il processo chimico poiché insensibili al processo ossidante del perossido di carbammide.